mercoledì 26 ottobre 2011


pubblico un racconto del buon vecchio ba-bu-ba:

il titolo che gli do io è

"uccidi il padre "??????



L'ho sempre odiato, semplicemente. Quell'odio che si prova quando c'è

l'Incomunicabilità (si con la I maiuscola) tra due persone. Ok se fosse

qualcuno che non conosci in fondo te ne importerebbe poco, anche se

credo che come umanità siamo tutti legati. Infatti nei casi in cui trovi

persone che odi, ma non hai una particolare relazione, in fondo te ne

freghi. Per esempio Giacomo Menetti (figlio del famoso produttore di

scatole per alimenti), mio compagno di scuola ( a proposito faccio la

terza liceo classico) pluribocciato, multimilionario e con impressionante

deficit di intelligenza, lo odio. Ma me ne frego (anche se questo termine

non mi piace molto sempre perchè credo che ci sia un empatia universale

tra le persone). Il Menetti (come lo chiamano tutti) mi chiama frocio,

barbone e comunista ma io so che dopo le cinque barra sei ore di scuola

che ci devo passare assieme (che io passo sui libri mentre lui le passa

sulle tette della Deborah Giovanazzi) non mi pesano. Primo perchè non

lo considero, secondo perchè comunque è un estraneo (nel senso più

completo e globale che si intende con questo termine).

Ma quando odi tuo padre?

Ormai sono mesi che penso di essere stato adottato, in fondo se uno

crede che i geni siano ereditari, non capisco come posso essere il

prodotto di un “amore” tra lui e mia madre e anche lui nei momenti di

maggior litigio con me ne dubita. Lo fa con una sensibilità pari ad un

orango stupratore dicendo a me e a mia madre presente: “ma cristo!

potevi farmi un pompino quella sera!”. Mia madre in quei casi sgrana gli

occhi, come se avesse ricevuto un colpo al cuore, gli si inumidiscono e

sparecchia la tavola (o la apparecchia a seconda degli orari).

Che ci volete fare mia madre è una donna all'antica allenata a quello

stoicismo che solo le donne sono capaci di sopportare nei confronti di un

genere, quello maschile, troppo abituato nella storia a prendersi spazi.

Già a 13 anni mi aveva dato modo di credere che non potessi essere

figlio suo.

Mio padre, commerciante, milanista e puttaniere arrivò a un giorno

dicendomi “signorina smetti di leggere che c'è il provino del Milan”. Io

lo guardo e gli dico che in fondo la carriera di calciatore non mi

interessava, quanti sono quelli che veramente ce la fanno? e dopo? a soli

35 40 anni ti ritrovi senza un lavoro senza cultura, tabula rasa come un

bambino, ma senza quella propensione all'apprendimento che hanno i

cuccioli umani. In quel momento tutti i muscoli del suo corpo si tendono

in una smorfia tra l'incredulo e la disapprovazione (credo che nella sua

mente si sia ripetuto la frase sopracitata che con crudeltà gratuita diceva

sempre a mia madre) e, senza dire niente mi sorride (sorriso che avrei

capito dopo essere semplicemente un modo per ottenere qualcosa) e mi

allunga la mano per chiedermi il libro. Io glielo do, non senza un po' di

esitazione. Quando è nelle sue mani mi dice “se lo vuoi rivedere vieni al

provino se no fa la fine degli altri”.

Mio padre, un uomo che ha finito a malapena la terza media con una

cultura da quinta elementare, ha sempre odiato i libri, lo so che è per una

questione di complessi di inferiorità, ma è così.

A 6 anni mentre leggevo sognante il signore degli anelli mi ha detto

“andiamo a giocare a calcio?” (maledetto signor Pedrozzi, padre di

Marco, e allenatore a tempo perso della squadra dell'oratorio) che gli

aveva detto che ero talentuoso nel gioco del calcio) Io gli rispondo che

preferisco leggere. Ero in estasi per quelle parole piene di fantasie e

avventura. Lui mi prende il libro e inizia a strapparlo furiosamente.

Siccome il Signore degli Anelli è un bel tomo con violenza fisica da sola

non ottiene niente quindi prende un accendino e lo brucia. Rischiando di

bruciare tutta la casa.

Al provino del Milan ci sono andato con le lacrime agli occhi, non

capacitandomi di come un padre possa volere questo tipo di bene. Si

perchè lui mi ha sempre detto che mi vuole bene e che devo capire qual'è

la Realtà e sapere dove sta la Verità.

Infine due settimane fa il suo ultimo atto di repressione nei miei

confronti. Siamo a tavola si parla degli studi, dopo aver visto

un'intervista fiume sul tg1 della Gelmini (per mio padre gli altri

telegiornali sono solo spazzatura anti Silvio, il suo eroe e faro nel mondo)

mi chiede con un tono tra il cortese e l'inquisitorio se avevo scelto

l'università da fare dopo il liceo. Io gli ho detto con distacco che

letteratura moderna era la unica scelta che mi fosse venuta in mente (non

gli ho detto che mi era venuta in mente in prima elementare, lo stesso

momento in cui ho imparato a leggere e scrivere).Lui sorride, quel sorriso

che ormai avevo capito essere un esercizio di potere non un atto d'amore,

e mi dice:

“ guarda, puoi andare alla Bocconi, così fai i soldi e mi mantieni. Tutte le

altre cose non esistono almeno non con i miei soldi”. Io gli dico che avrei

potuto continuare a lavorare per lui in magazzino, e lui mi urla: “col

cazzo che ti do un lavoro per pagarti quell'università di merda! Discorso

chiuso”.

Discorso chiuso?

È stato facile far chiudere il matrimonio di mia madre con lui. Sapevo

quali erano le seratine con le sue amiche, ormai erano sempre di venerdì,

quando non c'era calcio in tv, e sapevo dove andava ad adescarle. Dai i

soldi ad un amico per fare una foto alla macchina e il gioco è fatto. I

motivi per lasciarlo, mia madre, ne aveva abbastanza, ma era necessaria

una motivazione all'antica per una donna dai costumi tradizionali. E quale

motivazione più antica di frequentare chi fa il mestiere più vecchio del

mondo? Il giorno dopo che le ho fatto trovare le foto lei era sparita.

È stato ancora più facile fargli chiudere il negozio con una telefonata

anonima alla Guardia di Finanza. Tre giorni dopo ha abbassato le

serrande e messo un bel cartello “vendesi”.

Si sa che le persone monolitiche se gli togli un paio, le uniche certezze

che hanno, si sgretolano come argilla.

L'insegnamento per voi monolitici e prepotenti di tutto il mondo è che

l'odio di uno stupido porta alla violenza (fisica e verbale), l'odio di un

intelligente porta ad essere cattivi, l'odio di chi ama il mondo e lo sente

fino dentro le proprie viscere porta a essere malvagi.

Come è malvagio il mio sorriso (adesso si, dal sorriso riconosco di essere

stato suo figlio), che ho ora stampato sul volto, nel veder penzolare il suo

corpo legato ad una corda.

Facoltà di letteratura sto arrivando!