pubblico un racconto del buon vecchio ba-bu-ba:
il titolo che gli do io è
"uccidi il padre "??????
L'ho sempre odiato, semplicemente. Quell'odio che si prova quando c'è
l'Incomunicabilità (si con la I maiuscola) tra due persone. Ok se fosse
qualcuno che non conosci in fondo te ne importerebbe poco, anche se
credo che come umanità siamo tutti legati. Infatti nei casi in cui trovi
persone che odi, ma non hai una particolare relazione, in fondo te ne
freghi. Per esempio Giacomo Menetti (figlio del famoso produttore di
scatole per alimenti), mio compagno di scuola ( a proposito faccio la
terza liceo classico) pluribocciato, multimilionario e con impressionante
deficit di intelligenza, lo odio. Ma me ne frego (anche se questo termine
non mi piace molto sempre perchè credo che ci sia un empatia universale
tra le persone). Il Menetti (come lo chiamano tutti) mi chiama frocio,
barbone e comunista ma io so che dopo le cinque barra sei ore di scuola
che ci devo passare assieme (che io passo sui libri mentre lui le passa
sulle tette della Deborah Giovanazzi) non mi pesano. Primo perchè non
lo considero, secondo perchè comunque è un estraneo (nel senso più
completo e globale che si intende con questo termine).
Ma quando odi tuo padre?
Ormai sono mesi che penso di essere stato adottato, in fondo se uno
crede che i geni siano ereditari, non capisco come posso essere il
prodotto di un “amore” tra lui e mia madre e anche lui nei momenti di
maggior litigio con me ne dubita. Lo fa con una sensibilità pari ad un
orango stupratore dicendo a me e a mia madre presente: “ma cristo!
potevi farmi un pompino quella sera!”. Mia madre in quei casi sgrana gli
occhi, come se avesse ricevuto un colpo al cuore, gli si inumidiscono e
sparecchia la tavola (o la apparecchia a seconda degli orari).
Che ci volete fare mia madre è una donna all'antica allenata a quello
stoicismo che solo le donne sono capaci di sopportare nei confronti di un
genere, quello maschile, troppo abituato nella storia a prendersi spazi.
Già a 13 anni mi aveva dato modo di credere che non potessi essere
figlio suo.
Mio padre, commerciante, milanista e puttaniere arrivò a un giorno
dicendomi “signorina smetti di leggere che c'è il provino del Milan”. Io
lo guardo e gli dico che in fondo la carriera di calciatore non mi
interessava, quanti sono quelli che veramente ce la fanno? e dopo? a soli
35 40 anni ti ritrovi senza un lavoro senza cultura, tabula rasa come un
bambino, ma senza quella propensione all'apprendimento che hanno i
cuccioli umani. In quel momento tutti i muscoli del suo corpo si tendono
in una smorfia tra l'incredulo e la disapprovazione (credo che nella sua
mente si sia ripetuto la frase sopracitata che con crudeltà gratuita diceva
sempre a mia madre) e, senza dire niente mi sorride (sorriso che avrei
capito dopo essere semplicemente un modo per ottenere qualcosa) e mi
allunga la mano per chiedermi il libro. Io glielo do, non senza un po' di
esitazione. Quando è nelle sue mani mi dice “se lo vuoi rivedere vieni al
provino se no fa la fine degli altri”.
Mio padre, un uomo che ha finito a malapena la terza media con una
cultura da quinta elementare, ha sempre odiato i libri, lo so che è per una
questione di complessi di inferiorità, ma è così.
A 6 anni mentre leggevo sognante il signore degli anelli mi ha detto
“andiamo a giocare a calcio?” (maledetto signor Pedrozzi, padre di
Marco, e allenatore a tempo perso della squadra dell'oratorio) che gli
aveva detto che ero talentuoso nel gioco del calcio) Io gli rispondo che
preferisco leggere. Ero in estasi per quelle parole piene di fantasie e
avventura. Lui mi prende il libro e inizia a strapparlo furiosamente.
Siccome il Signore degli Anelli è un bel tomo con violenza fisica da sola
non ottiene niente quindi prende un accendino e lo brucia. Rischiando di
bruciare tutta la casa.
Al provino del Milan ci sono andato con le lacrime agli occhi, non
capacitandomi di come un padre possa volere questo tipo di bene. Si
perchè lui mi ha sempre detto che mi vuole bene e che devo capire qual'è
la Realtà e sapere dove sta la Verità.
Infine due settimane fa il suo ultimo atto di repressione nei miei
confronti. Siamo a tavola si parla degli studi, dopo aver visto
un'intervista fiume sul tg1 della Gelmini (per mio padre gli altri
telegiornali sono solo spazzatura anti Silvio, il suo eroe e faro nel mondo)
mi chiede con un tono tra il cortese e l'inquisitorio se avevo scelto
l'università da fare dopo il liceo. Io gli ho detto con distacco che
letteratura moderna era la unica scelta che mi fosse venuta in mente (non
gli ho detto che mi era venuta in mente in prima elementare, lo stesso
momento in cui ho imparato a leggere e scrivere).Lui sorride, quel sorriso
che ormai avevo capito essere un esercizio di potere non un atto d'amore,
e mi dice:
“ guarda, puoi andare alla Bocconi, così fai i soldi e mi mantieni. Tutte le
altre cose non esistono almeno non con i miei soldi”. Io gli dico che avrei
potuto continuare a lavorare per lui in magazzino, e lui mi urla: “col
cazzo che ti do un lavoro per pagarti quell'università di merda! Discorso
chiuso”.
Discorso chiuso?
È stato facile far chiudere il matrimonio di mia madre con lui. Sapevo
quali erano le seratine con le sue amiche, ormai erano sempre di venerdì,
quando non c'era calcio in tv, e sapevo dove andava ad adescarle. Dai i
soldi ad un amico per fare una foto alla macchina e il gioco è fatto. I
motivi per lasciarlo, mia madre, ne aveva abbastanza, ma era necessaria
una motivazione all'antica per una donna dai costumi tradizionali. E quale
motivazione più antica di frequentare chi fa il mestiere più vecchio del
mondo? Il giorno dopo che le ho fatto trovare le foto lei era sparita.
È stato ancora più facile fargli chiudere il negozio con una telefonata
anonima alla Guardia di Finanza. Tre giorni dopo ha abbassato le
serrande e messo un bel cartello “vendesi”.
Si sa che le persone monolitiche se gli togli un paio, le uniche certezze
che hanno, si sgretolano come argilla.
L'insegnamento per voi monolitici e prepotenti di tutto il mondo è che
l'odio di uno stupido porta alla violenza (fisica e verbale), l'odio di un
intelligente porta ad essere cattivi, l'odio di chi ama il mondo e lo sente
fino dentro le proprie viscere porta a essere malvagi.
Come è malvagio il mio sorriso (adesso si, dal sorriso riconosco di essere
stato suo figlio), che ho ora stampato sul volto, nel veder penzolare il suo
corpo legato ad una corda.
Facoltà di letteratura sto arrivando!