venerdì 11 maggio 2018

Milano rwanda

E' la fine.
La finestra mi parla, mi chiama, il selciato palpita, la realtà ondeggia.
E' finita. Devo incarnare una volta per tutte questa umanità morente, puzziamo di cadavere appena nati, non ci posso pensare.
Ogni parola mi colpisce come un pugno.
Sono nudo sul letto, e penso ai vari modi per suicidarsi.
Tagliarsi le vene per fare uscire finalmente il sangue che mi ribolle nelle vene.
Spararsi nel cervello per farlo smettere di funzionare.
Impiccarsi per strozzare queste inutili parole in gola.
Sto nudo sul letto con questa insensata erezione e, ad un certo punto lo rivedo: Il giorno del giudizio, lo spartiacque della mia  vita: Kybuye, Rwanda, la mia città, il 7 aprile 1994.
Rivedo l'orrore, la strage.
Fin dalla mattina Radio MIlle Colline ha cominciato a dire di " tagliare gli alberi alti", condito con musica reggae e musica tradizionale Hutu.
Poi Rock n' roll: Motley crue e la frase " eliminiamo gli scarafaggi".
Alla spicciolata, dai campi, sono cominciati a scendere uomini armati, Interhamwe, non era gente del posto e si sono incominciati a sentire i primi colpi abbiamo iniziato a vedere delle persone fuggire.
Ma non c'era luogo dove andare. tutti quelli che veniva trovati venivano radunati sulla piazza dellla chiesa, chi scappava colpito alla schiena.
Poi è cominciato l'inferno.
Prima hanno cominciato con le pistole e i fucili che avevano, precedenza ai maschi, uccidere gli scarafaggi che fino al giorno prima erano i loro, i nostri vicini di casa. 
Poi sono finiti i proiettili e siamo passati al machete e chi non lo aveva gli davano un bastone con due  chiodi conficcati alle stremità come le tibie della bandiera pirata.
Uso la prima persona perché adesso siamo tutti come loro, quelli che hanno cominciato la disinfestazione.
Tutti devono uccidere, chi non vuole farlo è un amico degli scarafaggi, a sua volta un insetto nocivo e come tale deve essere schiacciato. Non c'è una donna che non urli da entrambe le parti, donna o scarafaggio.
Dei bambini piangono rannicchiati , un tizio mai visto con pupille enormi e diverse mi trascina verso di loro e mi da il bastone, tremo:
" guarda sono solo scarafaggi" e mi punta il fucile. sarà ancora carico?, non voglio, è orribile ma quel pianto disperato e senza speranza mi sta facendo impazzire. Non distinguo più le pupille nere di paura dalla canna del fucile
"sono solo scarafaggi" ripete con occhi folli in cui non si distingue più il confine tra bene e male,vita e morte, ha le mani sporche di sangue.
Il pianto sale altissimo, il ritornello dell'uomo
"sono solo scarafaggi" mi entra nella testa come una lama e la canna del fucile è una pupilla: ho paura di morire, il mio braccio non vuole morire e si  muove, si abbatte: un colpo secco e il cranio del ragazzino si spappola con un "plop" osceno: sono anch'io un assassino. 
Poi ancora l'inferno,c'è sangue ovunque per terra sui vestiti, sulle mani sulle mie mani così distanti, siamo tutti inebriati dal suo odore come di ferro arrugginito.

Un intera giornata a schiacciare scarafaggi.
Scende la notte sulle verdi colline un tramonto bellissimo e su di noi scende la stanchezza:  ho ucciso quella famiglia di miei vicini, per penultimo ho decapitato il figlio che mi rubava il lavoro mentre il padre doveva guardare e ho violentato la sorella.
Sangue ovunque, ci laviamo con dell'acqua limpida, l'unica cosa limpida in questo giorno.
Altri scarafaggi tremano in fonda alla chiesa non devono scappare. domani arriveranno i priettili e siamo troppo stanchi per colpire ancora. Per questo lavoro basta un taglierino o un coltello affilato. Solo gli uomini, le donne sono già morte, anche se respirano e tremano.
Tagliamo i tendini delle caviglie e lasciamo nella loro trappola, urla strazianti, domani finiremo il lavoro se va bene con un paio di bombe a mano che dovrebbero arrivare; dall'altare un Gesù cristo immobile ci guarda e approva: "Dio è con noi Hutu", odia gli scarafaggi come noi "Le fosse non sono ancora piene" ma forse è radio Mille colline la voce che sento e Gesù se ne frega bellamente condannato da 2000 a stare appeso a una croce.
Le donne piangono i bambini urlano 
" tagliare gli alberi alti" 
d'un tratto sono pieno di rabbia, ritrovo le forze e colpisco nel mucchio, il machete si incastra nel cranio di una vecchia e devo far leva col piede per disincastrarlo.
Un Interhamwe sta violentando una ragazza, puttana, le andrà di lusso: la lasceranno viva che si porti dentro la nostra vendetta: sangue marcio e figlio Hutu, un mezzo scarafaggio.
Li guardo sotto l'altare maggiore, hanno smesso di vivere e ormai in silenzio aspettano che venga di nuovo la lce del sole, l'ultima che vedranno e sappiano che noi lo sappiamo, nessuno chiede più èietà non ce ne sarà. Mai più.
Mangiamo, sporchi di sangue e poi mi addormento di un sonno profondo. domani magari tutto questo sarà  solo un brutto sogno e invece, la mattina, un colpo di arma da fuoco mi sveglia.

e sono un assassino su un letto di spine e comode piume in una stanza disadorna nel mezzo del nulla, a Milano. sono un niente di carne ossa e nervi, stupido ragù destinato ad andare a male.
Ma anche oggi non trovo il coraggio.
La fine non è ancora arrivata.

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