E' la
fine.
La
finestra mi parla, mi chiama, il selciato palpita, la realtà
ondeggia.
E'
finita. Devo incarnare una volta per tutte questa umanità morente,
puzziamo di cadavere appena nati, non ci posso pensare.
Ogni
parola mi colpisce come un pugno.
Sono
nudo sul letto, e penso ai vari modi per suicidarsi.
Tagliarsi
le vene per fare uscire finalmente il sangue che mi ribolle nelle
vene.
Spararsi
nel cervello per farlo smettere di funzionare.
Impiccarsi
per strozzare queste inutili parole in gola.
Sto
nudo sul letto con questa insensata erezione e, ad un certo punto lo
rivedo: Il giorno del giudizio, lo spartiacque della mia vita:
Kybuye, Rwanda, la mia città, il 7 aprile 1994.
Rivedo
l'orrore, la strage.
Fin
dalla mattina Radio MIlle Colline ha cominciato a dire di "
tagliare gli alberi alti", condito con musica reggae e musica
tradizionale Hutu.
Poi
Rock n' roll: Motley crue e la frase " eliminiamo gli
scarafaggi".
Alla
spicciolata, dai campi, sono cominciati a scendere uomini armati,
Interhamwe, non era gente del posto e si sono incominciati a sentire
i primi colpi abbiamo iniziato a vedere delle persone fuggire.
Ma
non c'era luogo dove andare. Ogni tutsi venisse trovato venivana
radunati sulla piazza dellla chiesa, chi scappava colpito alla
schiena.
Poi
è cominciato l'inferno.
Prima
hanno cominciato con le pistole e i fucili che avevano, precedenza ai
maschi, uccidere gli scarafaggi che fino al giorno prima erano i
loro, i nostri vicini di casa.
Poi
sono finiti i proiettili e siamo passati al machete e chi non lo
aveva gli davano un bastone con due chiodi conficcati alle
stremità come le tibie della bandiera pirata.
Uso
la prima persona perché adesso siamo tutti come loro, quelli che
hanno cominciato la disinfestazione.
Tutti
devono uccidere, chi non vuole farlo è un amico degli scarafaggi, a
sua volta un insetto nocivo e come tale deve essere schiacciato. Non
c'è una donna che non urli da entrambe le parti, donna o
scarafaggio.
Dei
bambini piangono rannicchiati , un tizio mai visto con pupille enormi
e diverse mi trascina verso di loro e mi da il bastone, tremo:
"
guarda sono solo scarafaggi" e mi punta il fucile. sarà ancora
carico?, non voglio, è orribile ma quel pianto disperato e senza
speranza mi sta facendo impazzire. Non distinguo più le pupille nere
di paura dalla canna del fucile
"sono
solo scarafaggi" ripete con occhi folli in cui non si distingue
più il confine tra bene e male,vita e morte, ha le mani sporche di
sangue.
Il
pianto sale altissimo, il ritornello dell'uomo
"sono
solo scarafaggi" mi entra nella testa come una lama e la canna
del fucile è una pupilla: ho paura di morire, il mio braccio non
vuole morire e si muove, si abbatte: un colpo secco e il cranio
del ragazzino si spappola con un "plop" osceno: sono
anch'io un assassino.
Poi
ancora l'inferno,c'è sangue ovunque per terra sui vestiti, sulle
mani sulle mie mani così distanti, siamo tutti inebriati dal suo
odore come di ferro arrugginito.
Un intera giornata a schiacciare scarafaggi.
Scende
la notte sulle verdi colline un tramonto bellissimo e su di noi
scende la stanchezza: ho ucciso quella famiglia di miei vicini,
per penultimo ho decapitato il figlio che mi rubava il lavoro mentre
il padre doveva guardare e ho violentato la sorella.
Sangue
ovunque, ci laviamo con dell'acqua limpida, l'unica cosa limpida in
questo giorno.
Altri
scarafaggi tremano in fonda alla chiesa non devono scappare. domani
arriveranno i proiettili e siamo troppo stanchi per colpire ancora.
Per questo lavoro basta un taglierino o un coltello affilato. Solo
gli uomini, le donne sono già morte, anche se respirano e tremano.
Tagliamo
i tendini delle caviglie e li lasciamo nella loro trappola, urla
strazianti, domani finiremo il lavoro se va bene con un paio di bombe
a mano che dovrebbero arrivare; dall'altare un Gesù cristo immobile
ci guarda e approva: "Dio è con noi Hutu", odia gli
scarafaggi come noi "Le fosse non sono ancora piene" ma
forse è radio Mille colline la voce che sento e Gesù se ne frega
bellamente condannato da 2000 anni a stare appeso a una croce a
guardare come un voyeur.
Le
donne piangono i bambini urlano
"
tagliare gli alberi alti"
d'un
tratto sono pieno di rabbia, ritrovo le forze e colpisco nel mucchio,
il machete si incastra nel cranio di una vecchia e devo far leva
col piede per disincastrarlo.
Un
Interhamwe sta
violentando una ragazza, puttana, le andrà di lusso: la lasceranno
viva che si porti dentro la nostra vendetta: sangue marcio e figlio
Hutu, un mezzo scarafaggio.
Li
guardo sotto l'altare maggiore, hanno smesso di vivere e ormai in
silenzio aspettano che venga di nuovo la luce del sole, l'ultima che
vedranno e sappiano che noi lo sappiamo, nessuno chiede più pietà
non ce ne sarà. Mai più.
Mangiamo,
sporchi di sangue e poi mi addormento di un sonno profondo. domani
magari tutto questo sarà solo un brutto sogno e invece, la
mattina, un colpo di arma da fuoco mi sveglia.
e sono un assassino su un letto di spine e comode piume in una stanza disadorna nel mezzo del nulla, a Milano. sono un niente di carne ossa e nervi, stupido ragù destinato ad andare a male.
Ma
anche oggi non trovo il coraggio.
La
fine non è ancora arrivata.
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